Città del Vaticano – Una incisione scavata nell’intonaco, precisa e netta. Una X sovrapposta alla lettera P. La combinazione di lettere dell’alfabeto greco che formano le iniziali del nome di Cristo. Proprio sotto la sede dell’ambasciata Usa, in Via Veneto, in corrispondenza alla parte confinante con via Friuli, dove si trovavano gli Horti Sallustiani, abitati in epoca romana da personaggi altolocati dell’Impero, è stato ritrovato un Chrismon, il monogramma di Cristo, ritenuto importante perché si trova in una area pubblica e non catacombale, gettando di conseguenza una nuova luce sulla diffusione della religione cristiana agli albori del suo cammino. Il graffito rintracciato in un criptoportico è considerato dagli studiosi piuttosto unico perché sembra dimostrare di come la religione cristiana venisse professata anche tra le classi agiate romane e non solamente dai ceti più poveri e dagli schiavi. Tale genere di graffiti costituivano di fatto una sorta di messaggio in codice per non cadere vittime di possibili delatori. In tal modo era possibile capire se in un tale ambiente erano presenti altri correligionari. «Evidentemente i cristiani apponevano graffiti con precise finalità, e il monogramma di Cristo aveva una propria sacralità. Questo graffito doveva in qualche modo esprimere un messaggio» ha spiegato Pier Luigi Guiducci, professore di storia della Chiesa al Laterano e autore di uno studio effettuato nell’area degli Horti Sallustiani. Forse era un portafortuna, chissà, o forse anche un trionfo, una sorta di affermazione di gloria, come se fosse una risposta polemica a quanti professavano altri culti. Meno probabilmente, invece, era l’indicazione di martirio. «Noi sappiamo che durante le persecuzioni anti-cristiane il Chrismon era un segnale preciso rivolto ai correligionari in pericolo o anche per proteggere qualcuno dalla pubblica autorità». Guiducci però non esclude un’altra ipotesi, che quei segni sull’intonaco fossero opera di militari o di personale in servizio presso funzionari pubblici, anche se è innegabile che importanti personalità romane dell’epoca aderirono di nascosto alla nuova religione benché, visti i rischi, non erano certo desiderosi di esternare questa appartenenza in virtù della posizione che ricoprivano. Di sicuro quel graffito non fu fatto per caso né tantomeno per gioco: difficilmente un cristiano lo lasciava come semplice ricordo di una visita, un po’ come potrebbe accadere oggi con le firme che tanti turisti scarabocchiano sui monumenti.
Il criptoportico risalente alla seconda metà del I secolo fu rinvenuto in una zona compresa tra via Lucullo e Via Friuli negli anni Cinquanta durante i lavori di costruzione di un garage. «Fu un evento non marginale». Il corridoio nascosto faceva parte di una vasta proprietà indicata con il nome di Horti Sallustiani. Nei successivi lavori di riqualificazione ambientale nel 2006 furono individuati resti di ulteriori strutture antiche ma negli anni Cinquanta non furono fatte ricerche nel criptoportico. Solo negli anni Novanta l’archeologa Federica Festuccia ha potuto realizzare alcuni scavi per verificare lo sviluppo planimetrico del sito. Un decennio dopo è stata fatta un’altra campagna di studi dove gli esperti hanno analizzato, tra i graffiti trovati, anche quelli che si possono ricondurre al simbolismo cristiano e a quello ebraico.
Furono individuati una Menorah, la lampada ad olio a sette braccia, e un monogramma di Cristo, collocato non in un ambiente catacombale ma in una area pubblica. Guiducci si è soffermato sul contesto, mettendo in collegamento il graffito con il quadro complessivo del ritrovamento. Il graffito a suo parere resta opera di un cristiano che probabilmente era a servizio della famiglia imperiale e che voleva trasmettere un messaggio ad altri cristiani. Un messaggio cifrato. Una segnalazione di identità e di presenza.
Proprio sotto la sede dell’ambasciata Usa, in Via Veneto, in corrispondenza alla parte confinante con via Friuli, dove si trovavano gli Horti Sallustiani, abitati in epoca romana da personaggi altolocati dell’Impero, è stato ritrovato un Chrismon, il monogramma di Cristo, ritenuto importante perché getta una nuova luce sulla diffusione della religione cristiana agli albori. Il graffito rinvenuto in un criptoportico è considerato dagli studiosi piuttosto unico perché dimostrerebbe come la religione cristiana venisse professata anche tra le classi agiate romane e non solamente dai ceti più poveri e dagli schiavi. Tale genere di graffiti, infatti, costituivano una sorta di messaggio in codice.
(da “Il Messaggero”)
Per ulteriori informazioni: https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/roma_cristiani_impero_romano_graffiti_persecuzioni_ambasciata_usa_archeologia-3599788.html