E poi arrivano i Sebach. Sì, proprio i bagni chimici, rivisitati dall’artista kosovaro Sislej Xhafa, coronati da grosse antenne che si stagliano nei soffitti finemente intarsiati della Sala Gialla del Quirinale, quasi sfiorando l’enorme lampadario in cristallo. In un palazzo che più barocco non si può e dove già si fatica a capire dove posare gli occhi, l’idea di introdurre opere di arte contemporanea può risultare un irriverente inno alla libertà o una forzatura. La mostra “Da io a noi”, da oggi fino al 17 dicembre (ingresso su prenotazione: tel 06.39967557), negli appartamenti di Papa Alessandro VII, al piano nobile della residenza del Presidente della Repubblica, sarà teatro di opinioni contrastanti. La scelta degli artisti – 22 nomi italiani e internazionali, da Maurizio Cattelan a Claire Fontaine, da Alessandro Piangiamore a Eugenio Tibaldi.
Raffinata la Sala degli Ambasciatori con al centro l’intreccio-tappeto di fili elettrici e lampadine di Mona Hotoum e due videoinstallazioni di Adrian Paci. La struttura di luminarie di Flavio Favelli si sposa bene con i finestroni della Sala d’Ercole, con i due cubi in coriandoli di Lara Favaretto, unicum formato da moltitudine, che fanno eco all’abbondanza decorativa circostante. Così come il tappeto di feltro di Rosa Barba – su cui è incisa una storia di viaggio – immerso nella penombra della Sala degli Scrigni
Da Repubblica
per ulteriori informazioni http://palazzo.quirinale.it/mostre/2017_citta/citta_home.html